Oreb marzo duemiladieci.


Ancora Oreb...

Ancora Oreb...
Procede inarrestabile la marcia degli incontri preparati dai frati e animati dalla vostra presenza, in quel di Fiesole.
Con la primavera che ormai bussa alle porte si risveglia la natura e tante nuove idee.
Così è stato per l'incontro che abbiamo vissuto insieme nei giorni di sabato 6 e domenica 7 febbraio, come sempre trascorsi tra impegni e il gusto di stare insieme.
Sembra che in particolare, oltre alla catechesi di fra Federico, sia ben riuscito l'incontro che è stato tenuto dai tre ragazzi della
Comunità Cenacolo che sono venuti a parlarci della loro esperienza difficile e del tentativo di uscire dal tunnel della droga nel quale si erano invischiati. Ma quello che ci interessa in special modo è che ci hanno fatto capire come ogni cosa, se male utilizzata, può divenire una droga e darci dipendenza e incapacità di vivere bene.
Pertanto abituiamoci sin da adesso a prenderci cura di noi stessi cercando di comprendere cos'è che ci rende liberi e cos'è che ci rende schiavi del mondo che altri vogliono costruire intorno a noi.
Il video sottostante valga più di queste poche parole sconclusionate...



Con questo video vorremmo ringraziare sia la Comunità Cenacolo sia tutti coloro che si impegnano per aiutare i giovani nel cammino difficile della loro crescita.
Magari se volete potremmo anche metterci d'accordo una volta per andarli a trovare e toccare con mano una realtà difficile.
Perchè non so se ve l'hanno detto ma la vita in genere non è uno schermo sul quale si proiettano immagini ma qualcosa di più reale che si può gustare in modo sano soltanto immergendovisi.
Se sapete di altre storie simili o conoscete dei ragazzi che si stanno impegnando in un cammino come questo, fatecelo sapere, per confrontarci e capire un po' più questo mondo che ci gira attorno...

...oppure siamo noi che giriamo attorno al mondo?

Gustatevi 'ste foto!

Ciao ragazzi!
Ecco pubblicate le foto dell'Oreb di febbraio pronte da gustare!
Grazie ad Andrea, l'unico che ce le ha passate!
Se avete foto di Oreb da condividere inviatecele a: incontrioreb@gmail.com
Aspettiamo i vostri numerosi commenti!
Non abbiate paura di dirci la vostra...

L’avventura evangelica di Chiara d’Assisi prese avvio quando, lasciata la casa paterna nobiliare, che sorgeva al centro di Assisi, aveva trovato il suo ‘luogo’ fuori delle mura, presso la chiesetta di San Damiano. Nel suo Testamento, così ricorda gli inizi della sua vita ‘nuova’:

Dopo che l'altissimo Padre celeste, per sua misericordia e grazia, si degnò di illuminare il mio cuore perché, per l'esempio e l'insegnamento del beatissimo padre nostro Francesco facessi penitenza, poco dopo la sua conversione, unita alle poche sorelle che il Signore mi aveva donate poco dopo la mia conversione, volontariamente gli promisi obbedienza, così come il Signore aveva riversato in noi la luce della sua grazia attraverso la sua vita mirabile e il suo insegnamento.

Poi Francesco, osservando attentamente che, pur essendo deboli e fragili nel corpo, non ricusavamo nessuna indigenza, povertà, fatica, tribolazione, o ignominia e disprezzo del mondo, anzi, al contrario li ritenevamo grandi delizie sull’esempio dei santi e dei suoi fratelli, avendoci esaminato frequentemente, molto se ne rallegrò nel Signore. E mosso ad affetto verso di noi, si obbligò verso di noi, per sé e per la sua religione, ad avere sempre diligente cura e speciale sollecitudine di noi come dei suoi fratelli. E così, per volontà di Dio e del beatissimo padre nostro Francesco, andammo ad abitare accanto alla chiesa di San Damiano.

La scelta di Chiara fu decisa e decisiva: Gesù, il Figlio di Dio che per noi si è fatto ‘via’, che cioè ha mostrato in se stesso quale strada percorrere per essere pienamente quelle persone umane volute, pensate, amate dal Padre e Creatore. In Francesco ella riconobbe il modo concreto in cui attuare il desiderio di seguire Gesù. La sua fu una scelta di rottura rispetto allo stile di vita del nascente Comune di Assisi, che si dichiarava ‘cristiano’, ma il cui impianto economico e giuridico era lontano dal Vangelo.

Le conseguenze della decisione di Chiara non tardarono a farsi sentire. Conosciamo la reazione dei suoi familiari, i quali cercarono di riportarla nel palazzo con la forza. Una scena analoga si ripeté quando Agnese, sorella di Chiara, prese la medesima decisione. Gli sforzi per far recedere le due giovani dal loro proposito non ebbero successo, ma la lotta che entrambe dovettero sostenere fu assai dura. Si comprende bene perché Chiara parli di ‘ignominia o disprezzo del mondo’! Il suo destino era un matrimonio di rango, un futuro senza problemi in un palazzo signorile della città, una vita di eleganza e spensieratezza, almeno in apparenza. E simile sembrava essere la sorte della sorella e delle altre giovani donne che a loro si unirono, provenienti quasi tutte dalla nobiltà. Chiara scriverà che esse hanno scelto uno Sposo ancor più nobile, di una nobiltà data non da titoli mondani, ma dall’amore gratuito per tutti, fino al dono di sé. L’esperienza delle prime damianite è quella di una ‘grande delizia’: la gioia di chi sa di vivere alla presenza di Dio, nella comunione con lui. ‘Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro’; ‘Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui’: queste parole di Gesù divengono vita vissuta giorno dopo giorno, nella scoperta del dono delle sorelle, nella dedizione ad esse e a chi bussa alla porta di San Damiano.

In questo servizio continuamente rinnovato, Chiara e le sorelle edificano il regno di Dio.

Nella Regola redatta da Chiara poco tempo prima della sua morte, e quindi frutto dell’esperienza dell’intero arco di vita, leggiamo:

Le sorelle attendano a ciò che sopra ogni cosa debbono desiderare: avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, pregarlo sempre con cuore puro e avere umiltà, pazienza nella tribolazione e nella infermità, e amare quelli che ci perseguitano, riprendono e incolpano, perché dice il Signore: Beati quelli che patiscono persecuzione per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo.

La beatitudine dei perseguitati sembra il frutto maturato nella vita di fraternità. Chiara qui sta tracciando una sintesi della sua forma di vita, che consiste essenzialmente nel lasciare che lo Spirito Santo operi attraverso ogni sorella. Riconosce che c’è chi perseguita, riprende, incolpa… Come non riconoscere il quotidiano vivere l’una accanto all’altra, fatto delle piccole cose di ogni giorno, che misurano le differenze di sensibilità, di maturazione, di apertura mentale, di fedeltà al Vangelo? E così vengono le riprensioni, le giustificazioni, il nascondere le proprie responsabilità scaricandole sulle altre… Chiara sembra fare cenno a una sorta di ‘persecuzione domestica’, che lo Spirito aiuta a vivere in maniera non vittimistica, ripiegata su se stesse, ma nell’apertura dell’amore. E così costruisce il regno di Dio.