Garum torna a marzo!


...ti aspettiamo!
I frati di Fiesole

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... verso l'Oreb - N°2

Salii su quell'autobus di provincia semivuoto anche alle sei della sera, quando invece le strade sono gremite di auto quasi ferme che si fanno prigioni di menti perlopiù stressate.
L'autista guidava assorto e non pareva badare alle luci di posizioni rosse che si riflettevano sul grigio bagnato dell'asfalto intorno a noi, ma piuttosto a chissà quale pensiero tutto suo, o forse praticava dentro sé il conto alla rovescia per scendere da quella nuova giornata di lavoro.
Aveva smesso di piovere, intanto, e io dal canto mio guardavo fuori dal finestrino il giorno finire in quel tramonto di Febbraio rosa rosa, quasi fuxia, le nuvole parevano doversi incendiare da un momento all'altro e il mondo svanire come un'apparizione, come evaporato, quando, a una fermata, salì quel tipo dall'aria abbastanza sudicia e puzzolente, che in una parola sola si può dire trasandata se vogliamo fargli un complimento oppure unta se si vuol esser sinceri: unti i capelli neri e lisci e corti, unto il giacchetto che un giorno doveva essere stato blu, sformato e troppo lungo per essere corto e troppo corto per essere lungo, con quelle chiazze di tessuto liso sulle spalle e sui gomiti, come i braccioli di una vecchia poltrona. Unto il naso, unta la fronte, unta la barba e non parliamo delle scarpe.

"Ecco, ci manca solo che questo pakistano venga a sedersi proprio accanto a me con tutto l'autobus vuoto... Chissà come puzza... Di sicuro non avrà neanche il biglietto!... Accidenti, Fede - mi parlo spesso in seconda persona io - stai diventano razzista!... Gesù non sarebbe affatto contento di sentirti ragionare così, sai!... Mh... Devo pregare, pregare affinché gli anni e il passare del tempo non induriscano il mio cuore...!"
E per fortuna la smisi di farmi gli affari del tipo radiografandolo da capo a piedi per fare il processo alle sue abitudini di gestione dell'igiene personale, riprendendo a guardare fuori dal finestrino la sera che intanto era apparsa tersa nelle sue prime stelle lucenti, comunque contenta del fatto che si era messo a sedere laggiù in fondo, lontano da me.
Insomma si scese, si scese insieme alla stessa fermata: "Oh, apri!" Esclamò.
"Sì, però si suona il campanello di solito eh!" Ribatté l'autista con fare non proprio cordiale.
" 'Sti pakistani..." Pensai.
Insomma, si scese e non appena le porte si chiusero dietro di noi e l'autobus aveva già fatto qualche metro, ecco sbucare dalla curva un ragazzo di corsa e mentre i suoi riccioli in testa rimbalzavano lieti io non feci in tempo a pensare: "Che sfiga ha perso l'autobus!" Che già lo straniero l'aveva fermato urlando a gran voce e sventolando un braccio: "Oh, aspetta!!"
La vettura inchiodò al volo spalancando le porte e il ragazzo trafelato saltò sull'autobus, che se era per
me col cavolo che lo prendeva... Allora guardai il pakistano che intanto continuò dritto per la sua strada come avesse fatto la cosa più normale del mondo, mentre non mi restava che abbassare gli occhi pensando:
"Beccati questa, ti ha rovesciato come un calzino!!... Sì... Meglio che impari per bene a saper vedere dove sta il mio prossimo..."
E mi sentivo come quando da piccino pensi di essere il migliore in bicicletta e l'ultimo arrivato ti svernicia il telaio...


... E poi in fondo, non siamo forse tutti stranieri, tutti esuli e viandanti, in questo mondo dove la Vita non è che un attimo da spendere per correre verso il Regno glorioso e lucente e eterno del Maestro?!

... verso l'Oreb - N°1


Lo straniero


"Dimmi, chi ami di più, tu, uomo enigmatico?
Tuo padre, tua madre, tua sorella oppure tuo fratello?"
"Non ho padre, né madre, né sorella o fratello."

"I tuoi amici?"
"Ti servi di una parola il cui senso mi è rimasto fino a questo momento sconosciuto."

"La tua patria?"
"Ignoro sotto quale latitudine essa sia situata."

"La Bellezza?"
"L'amerei volentieri, dea e immortale."

"L'oro?"
"Lo odio, come tu odi Dio."

"Eh! che ami tu dunque, straordinario straniero?"
"Amo le nuvole... le nuvole che passano... laggiù... laggiù... le nuvole meravigliose!"

Charles Baudelaire

Oreb di Marzo

Sabato 28 febbraio ci sarà il nuovo incontro di Oreb dal tema Francesco e lo straniero

Per questa occasione è stata organizzata una veglia di preghiera davanti alla Reliquia del Sangue di San FrancescoEcco il programma di massima:

Sabato 28 febbraio

ore 17.00: accoglienza nei chiostri del Convento
ore 18.00: inizio dell'incontro guidato da padre Livio sul tema Francesco e lo straniero, multietnicità e interreligiosità: come convivere? Opportunità o pericolo?
ore 19.30: celebrazione dei Vespri
ore 20.00: cena
ore 21.00: Veglia di preghiera davanti alla reliquia del Sangue di san Francesco. 

La veglia verrà celebrata nella chiesa dei frati ed è aperta a tutti coloro che desiderano partecipare.

Domenica 1 marzo continuerà il nostro incontro di Oreb durante il quale ci sarà la possibilità di fermarsi a pregare, incontrare sacerdoti per le confessioni o partecipare ai laboratori che aggiorneranno il sito di oreb on-line. L'inconotro terminerà con la santa messa e il pranzo.

Vi aspettiamo
lo staff


Francesco e lo straniero

Che cosa posso fare Signore?
Che cosa posso fare?

Sono uno straniero in questo mondo,

ignorante davanti al padrone,
Cerco la via che mi porta alla vita,

Scopro la disgrazia che vive nell'uomo.

Il creatore non guarda la mia nullità,

Mi chiedo di fare tante cose impossibili.

Che cosa posso fare per te signore?

Che cosa posso fare?

Sono uno straniero ignorante.

Chiedo l'elemosina per l'amore di Dio,

trovo le pietre per costruire la chiesa,

come l'asino lavoro il giorno e la notte,
Ma non compio il desiderio che mi ha detto il Signore,
Non posso capire la lingua del Signore.

Che cosa posso fare per te Signore?

Che cosa posso fare?

Sono uno straniero molto ignorante.

Lui mi parla attraverso le sue parole,

Mi ispira di fare qualcosa di più,

Ora capisco il sogno di Dio,

Ora sono uno straniero fra le genti,

Ma...un conoscente davanti al Signore.
Ora Lui chiede a noi,
che cosa puoi fare per me mio figlio?


Sapete? Eravamo stranieri in questo mondo come i vermi,

ma Dio con il suo amore ci ha dato le ali
e con la sua chiamata ad essere figli
ci ha fatto diventare le farfalle.

Ora testimoniamo il suo amore volando nel mondo.


La vostra sorellina Sr. Anet

Un saluto da sr. Antonietta

Ciao cari ragazzi e ragazze, frati e suore! Come state?
Approfitto del sito di orebonline per salutare tutti voi.
Ho sentito dire che per la quaresima non si parla, non si scrive, non si canta, non si balla e non si mangia e dentro di me ho detto che 'bel sistema di economia e di risparmio' soprattutto per il tempo di 'crisi globale' in cui siamo.

Per noi giovani a cui piace sfidare il tempo e la storia, la vita e la morte, navigare controcorrente, certamente non ci fa paura...sono consapevole che soffrire con gioia e dignità è la strada giusta che ci fa vivere il cielo nella terra.
Carissimi... "non abbiate paura", ci ha detto Giovanni Paolo II, non dobbiamo aspettare grandi prodigi dalla società, dagli altri perché... il prodigio sei te.

Di cuore sr. Antonietta

Laboratorio di Febbraio

Francesco e la sofferenza e la morte
Ciao ragazzi, l'incontro di Oreb di questo mese è stato piuttosto intenso un po' per tutti. Il tema che fra Livio ha affrontato è un argomento che in un modo o nell'altro tocca ognuno di noi.
Chi di noi può dire di non aver mai avuto niente a che fare con la sofferenza o la morte?
Durante il laboratorio di domenica mattina ci siamo voluti proprio fermare su questa domanda e cercando di guardare in faccia le situazioni di sofferenza che abbiamo sperimentato o che persone a noi vicine hanno vissuto. Ci siamo fatti aiutare da un crocifisso chiedendo se nelle sofferenza che ci hanno più segnato abbiamo sentito il Signore vicino a noi o se al contrario lo abbiamo percepito come lontano e silenzioso.

Ecco quello che abbiamo fatto: in alcuni foglietti abbiamo scritto esperienze di sofferenza che abbiamo vissuto. Poi abbiamo preso una croce e vi abbiamo messo sopra quelle occasioni nelle quali abbiamo sentito il Signore vicino; mentre fuori dalla croce abbiamo messo quelle nelle quali non lo abbiamo riconosciuto.
Nel chiederci tutto questo è nata poi la proposta di poter mettere i foglietti anche sul bordo della croce per tutte quelle volte in cui il Signore si è manifestato a metà o quando noi non lo abbiamo a pieno riconosciuto o compreso.
E' stato un momento molto intenso perché siamo andati a toccare alcune piccole o grandi ferite che da tempo non consideravamo più ma che in fondo non sono state ancora guarite.

Sopra la croce c'era scritto:

  • di quando in pericolo di morte durante una operazione la parrocchia mi si è stretta accanto
  • di quando mi sono sentito da tutti abbandonato ma con il desiderio di portare avanti i miei impegni e doveri
  • di tutte le persone che nel nome del Signore vengono perseguitate soprattutto in Paesi meno cristianizzati del nostro: "Beati i perseguitati a causa del mio nome!"
  • di quando non mi sono sentita amata e accolta per quello che sono. Il Signore questo non lo ha fatto!

Fuori dalla croce c'era scritto:

  • come ha vissuto la morte di sua mamma un mio amico il quale con rabbia si è allontanato dal Signore riconoscendo in Lui la causa della sua sofferenza.
  • tutti quegli anziani che soffrono chiudendosi nella paura e angoscia.

Sul bordo della croce c'era scritto:

  • di quando si è separata mia sorella. Il Signore si è mostrato a metà in quella situazione
  • l'essere stato causa di sofferenza per persone a me molto care a "causa" del Signore.
  • di quando sono morti due miei cari amici. Il dolore all'inizio è stato spiazzante ma poi l'affetto di amici e il conforto del Signore mi hanno aiutato ad andare avanti.
Ecco: queto è quello che abbiamo scritto noi. Queste sono state le nostre esperienze, le nostre piccole o grandi sofferenze che in un modo o in un altro fanno parte di noi e dalle quali forse non ci staccheremo mai del tutto. Alcune di queste ci hanno aiutato a conoscere meglio il Signore, a fare esperienza di Lui. Abbiamo capito che anche il Signore ha sofferto, ha sperimentato la solitudine, l'abbandono... anche lui come noi è stato ferito!
Alla fine del laboratorio poi ci siamo lasciati con una domanda che oggi rivolgiamo anche a tutti voi:
"Può esistere al mondo di oggi, nella nostra vita, una sofferenza lontano dallo sguardo del Signore?"

... tu che ne pensi?



Tornando da Oreb...

Miei carissimi fratelli,
La sofferenza ci indica la strada della santità come è stato per S. Francesco. La morte significa amore verso i fratelli come Gesù.
Eppure il tema è stato un po' duro ma bello è stato il nostro incontro. In questi giorni sto riflettendo su questo tema: è veramente proprio bello ricordare l'amore di Dio verso noi.
L'amore di Dio come un fuoco che ci riscalda quando lo avviciniamo e ci brucia quando avviciniamo un po' di più, così la conoscenza di Dio prima ci riscalda con la gioia dopo ci da la sofferenza di tentazione, difficoltà ecc..... Quando noi cominciamo a vivere con lui.
Però nella profondità c'è una grande pace.
Soffrire con Cristo; come Cristo è il nostro dovere: morire per gli altri deve essere il nostro desiderio. Non dimentichiamoci mai che ognuno di noi ha ricevuto una grande grazia che può diventare una benedizione per gli altri.
Si........ con il nostro sorriso, con lo sguardo, con le buone parole ecc........possiamo curare i cuori feriti degli altri. Quindi incominciamo a vivere come S. Francesco.
Vi auguro un buon cammino e grazie per tutto.

La vostra sorellina Sr. Anet.